NOTIZIE | 20 February 2019 |
La nostra voce comunica il nostro essere
La nostra voce non trasmette, a chi ci ascolta, solo un messaggio definito dalle parole che pronunciamo: essendo soggetta a leggi fisiche e psichiche, comunica molte qualità del nostro essere, come stati d’animo o dubbi. Lo fa attraverso gli elementi espressivi della voce, ossia il colore, il tono, il volume, il tempo o il ritmo. Queste caratteristiche del suono, anche quando non siamo in grado di riconoscerle, arrivano al nostro orecchio e trasmettono alcune imp ortanti informazioni, suscitando un ricco repertorio di sensazioni ed emozioni. Come insegnano i professionisti della voce (attori, oratori..), modulare l’altezza, l’intensità o il timbro permette di stimolare particolari reazioni e sollecitare l’attenzione, al di là della nostra consapevolezza.
Nei primi anni di vita, come accade per altre abilità legate alla produzione verbale, prende forma il “vocabolario” da cui un individuo potrà attingere, in produzione e in ricezione, quando entrerà in relazione – verbalmente parlando – con gli altri. In questo senso, molti studi hanno dimostrato quanto la quantità e la qualità del nostro ascolto, in quella fascia d’età, possano far la differenza: maggiore è il numero e la varietà delle parole e dei suoni che un bimbo ascolta, maggiore sarà la sua capacità di notare differenze fonetiche e modulare la propria comunicazione, da adulto.
Pensiamo alla difficoltà che incontriamo nella ripetizione di una parola straniera: nonostante il nostro apparato uditivo funzioni correttamente, se non abbiamo incontrato nei primissimi anni di vita un suono, non saremo in grado di discriminarlo e, quindi, riprodurlo. “L’età ottimale per l’apprendimento delle lingue è dai primi anni fino alla pubertà. Il bambino in quegli anni dispone di maggiore plasticità cerebrale ed è più aperto verso ciò che risulta nuovo”(2). Allo stesso modo, se non siamo stati esposti da piccoli a comunicazioni con colori, toni e ritmi differenti, non sapremo riconoscere certe qualità delle nostre conversazioni e la nostra comunicazione sarà, in generale, più povera.
Imparare ad ascoltare in modo attivo
Veniamo, quindi, alla Teoria delle intelligenze multiple di Garder. Come spiegò nel 1983 Howard Gardner, professore di Cognitivismo e Pedagogia dell’Università di Harvard, ognuno di noi è dotato di diversi tipi di intelligenza (matematica, linguistica, musicale, …) che, nel corso della vita, determinano il grado di adattamento e di successo, sia a livello sociale, che lavorativo o affettivo. Di queste intelligenze, due, in particolare, sono legate all’esposizione del bambino alla voce: l’intelligenza linguistica e quella interpersonale. L’intelligenza linguistica è la capacità di usare le parole in maniera adeguata, declinando la sintassi, la fonologia, i suoni e la semantica; quella interpersonale è, invece, la capacità di interpretare le emozioni, le motivazioni e gli stati d’animo degli altri. L’intelligenza interpersonale è alla base di una preziosa capacità umana, minacciata dalla società digitale: l’empatia (dal greco empatéia, composta da en-, “dentro”, e pathos “sofferenza o sentimento”).
Imparare ad ascoltare in modo attivo sin da piccolissimi, quindi, sprigiona benefici a lunghissimo termine. Per questo Fondazione Radio Magica Onlus sta lavorando alla creazione di un “presidio” dedicato alla sensibilizzazione e alla tutela dell’ascolto di qualità dei bambini, con letture a voce alta di libri e programmi variegati e interessanti, adatti a diverse fasce d’età (0-13).